Tanatoprassi e tanatoestetica
La tanatoprassi e la tanatoestetica sono due operazioni molto simili, tanto che spesso vengono persino confuse l’una con l’altra.
La tanatoestetica è una pratica molto più complessa di quanto possa sembrare e deve essere pertanto affidata a personale qualificato. La sua funzione è di rendere la salma presentabile per l’ultimo saluto e la cerimonia funebre, soprattutto nei casi in cui siano presenti deturpazioni, traumi e segni visibili del decesso.
La procedura prevede diverse fasi, dalla disinfezione e pulizia di pelle e capelli fino alla chiusura degli orifizi per evitare la fuoriuscita di liquidi. Una volta terminata la pulizia si procede alla vestizione, alla toelettatura e, se necessario, alla realizzazione del make-up per dare un aspetto sereno e tranquillo al defunto.
Gli interventi di tanatoprassi, eseguiti esclusivamente post-mortem, consistono nell’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante che ne riduce gli effetti della decomposizione per diverse settimane. Si tratta di una procedura molto eseguita negli Stati Uniti e altre nazioni che per tradizione osservano veglie funebri molto lunghe. Viene anche richiesto in alcuni casi dalle autorità per la preservazione delle salme in caso di morti sospette o per permettere un intervento di medicina legale anche a settimane dalla morte.
Un effetto secondario della tanatoprassi è tuttavia quello di accelerare il processo di decomposizione una volta terminata l’azione del liquido conservante, riducendo il tempo necessario da 40 anni a 10.
La tanatoprassi non è una pratica particolarmente diffusa nel nostro paese nel contesto civile, sebbene la diffusione di comunità di etnia diversa sparse per tutto il territorio nazionale ha sdoganato questa pratica.
Esistono due associazioni che si occupano di regolare il fenomeno nel paese e sono disponibili per assistenza e consulenze: l’A.I.T. (Associazione Italiana di Tanatoprassi) e l’I.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi).