Quando una persona cara viene a mancare è sempre un momento difficile, di grande dolore e di spaesamento. Una perdita simile influenza ogni aspetto della vita delle persone vicine al defunto, dai parenti agli amici, fino ai conoscenti. La famiglia tuttavia, oltre a dover affrontare il lutto, deve occuparsi anche della burocrazia che spetta ai superstiti, spesso gravosa, complicata e difficile. Tra questi documenti burocratici rientra anche la dichiarazione di successione.
L’iter burocratico che riguarda la scomparsa di un congiunto non è mai facile, soprattutto per via dei sentimenti che sono legati alla situazione. Per questo motivo è sempre possibile appoggiarsi ai professionisti delle onoranze funebri, che aiuteranno la famiglia nel capire a chi rivolgersi e come svolgere le giuste pratiche. In questo modo, la famiglia avrà un peso in modo da sostenere, e non dovrà preoccuparsi di concentrarsi anche sulla burocrazia.
Vediamo nel dettaglio in che cosa consiste la dichiarazione di successione e come presentarla.
Che cos’è la dichiarazione di successione
La dichiarazione di successione è un adempimento fiscale a cui gli eredi di una persona deceduta sono obbligati per legge a rispondere. Essa si ritiene essere necessaria per la determinazione delle imposte di successione dovute. In termini pratici si tratta del trasferimento del patrimonio di una persona che è venuta a mancare ai suoi eredi superstiti. Si parla di beni, di diritti e anche di eventuali debiti.
La successione si basa sulle regole della successione legittima, annoverando quindi nell’eredità il coniuge, eventuali figli o eventuali parenti. In alternativa, sono da seguirsi le disposizioni che la persona deceduta ha dichiarato nel proprio testamento.
A livello legislativo la dichiarazione di successione è l’espressa comunicazione all’Agenzia delle Entrate del trasferimento dei rapporti giuridici attivi e passivi della persona deceduta agli eredi della stessa. La norma della dichiarazione di successione fa riferimento al Testo Unico n.346 del 1990, che riguarda l’imposta sulle successioni e sulle donazioni.
Attività e passività del patrimonio ereditario: quali sono?
La dichiarazione di successione presenta e notifica tutti i beni e i diritti che appartenevano prima alla persona deceduta, così come eventuali debiti. Fanno eccezione beni e diritti che non sono soggetti all’imposta di successione.
Questi elementi si dividono tra attività e passività del patrimonio ereditario. Vediamo nel dettaglio in che cosa consistono.
Attività del patrimonio ereditario
L’attivo ereditario che si presenta attraverso la dichiarazione di successione comprende diverse specifiche. In esso rientrano infatti beni e diritti di differente natura.
- Beni immobili.
- Beni mobili di qualunque tipo.
- Azioni e/o quote di partecipazione in una società.
- Titoli che appartengono a una qualunque natura e che siano presenti nell’ultima dichiarazione dei redditi di chi è venuto a mancare.
- Denaro, mobilia, gioielli.
Restano fuori da questa conta gli autoveicoli, i titoli di Stato. Le aziende o quote di partecipazione ad aziende sono escluse se gli eredi mantengono l’esercizio delle attività per minimo i cinque anni successivi. Questi elementi sono esenti dall’imposta di successione.
Passività del patrimonio ereditario
Le passività del patrimonio ereditario che si possono ritenere incluse nella dichiarazione di successione sono di differente natura.
- Si considerano passività i debiti della persona che è venuta a mancare. Tra questi possono rientrare debiti tributari e provvidenziali, debiti con istituti di credito o nei confronti di privati, e debiti verso lavoratori dipendenti.
- Spese mediche che gli eredi possono aver affrontato nei sei mesi precedenti al decesso della persona che è venuta a mancare.
- Spese funebri per un importo non superiore ai 1550 euro.
In particolare, la differenza che viene a esserci tra l’attivo ereditario e il passivo forma l’asse ereditario. Per asse ereditario si intende il valore netto su cui si basa l’imposta di successione.
Dichiarazione di successione: chi la deve presentare?
Compilare la dichiarazione di successione significa affrontare quanto sta accadendo nella propria vita e realizzare che una persona cara non è più con noi. Per questo non sempre si ha la lucidità e la forza di affrontare un iter burocratico e travagliato, soprattutto quando questo ha a che fare con i beni di una persona che non c’è più. I professionisti delle pompe funebri sono a disposizione per aiutare la famiglia e consigliare su come procedere.
Uno dei dubbi maggiori è a chi spetta la presentazione della dichiarazione di successione. Nel caso in cui siano presenti più eredi o più soggetti che abbiano l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione, basterà che sia uno di essi a completare la procedura.
Tra coloro che hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione si trovano parenti e congiunti, ma non solo.
- Gli eredi di chi è venuto a mancare, di norma il congiunto, i figli, o i parenti più prossimi.
- I legatari. Per legatari si intendono le persone a cui la persona deceduta decide di lasciare uno o più beni, ma non l’intera eredità. Questa volontà deve essere attestata da una disposizione testamentaria.
- I rappresentanti legali degli eredi o dei legatari.
- Gli esecutori testamentari.
- I curatori, se si parla di eredità giacenti.
- Gli amministratori dell’eredità.
- I trustee. Con questa parola si identificano i soggetti a cui si è trasferito uno specifico bene o diritto. Questi soggetti hanno l’obbligo legale di amministrare suddetto bene nell’interesse di uno specifico obiettivo o di un secondo beneficiario.
Dichiarazione di successione, chi non deve presentarla?
Per quanto la presentazione della dichiarazione di successione sia obbligatoria per legge, ci sono determinati casi in cui quell’obbligo viene a cadere.
- Se l’asse ereditario devoluto al coniuge superstite, ai figli, o ad altri parenti in vita in linea retta, non supera i 100.000,00 euro.
- Quando all’interno dell’eredità non son presenti beni immobili o diritti reali immobiliari.
- Se si effettua la rinuncia all’eredità.
Accettazione o rinuncia dell’eredità
La dichiarazione di successione è obbligatoria per legge, ma non sempre i parenti superstiti di chi è venuto a mancare accettano l’eredità. Per quanto riguarda l’eredità infatti ci sono diverse scelte che i parenti possono vagliare.
- È possibile accettare l’eredità, in modo chiaro.
- Si può accettare l’eredità con beneficio di inventario. Questo tipo di accettazione dell’eredità riguarda principalmente gli eredi minori, interdetti o inabilitati. Ogni parente può optare per questa soluzione. L’eredità con beneficio di inventario ha lo scopo di tenere il patrimonio della persona deceduta e quello dell’erede separati. Per inventario si intende infatti l’elenco di debiti e crediti della persona che è venuta a mancare. Un cancelliere del Tribunale di competenza deve occuparsi di redigerlo, ma può farlo anche un notaio. La formulazione dell’inventare si deve concludere entro 3 mesi dalla data del decesso.
- Rinuncia all’eredità. È possibile rinunciare all’eredità se non la si intende sostenere e accettare. In questo caso il coniuge, pur rinunciando all’eredità, mantiene in ogni caso il diritto alla pensione di reversibilità e ha comunque diritto all’abitazione per quanto riguarda la casa coniugale. La rinuncia all’eredità si deve esplicitare tramite un verbale. Un cancelliere del Tribunale di competenza oppure un notaio si occupa di redigere il verbale di rinuncia, che si deve presentare entro 3 mesi dalla data del decesso.
Gli eredi hanno quindi un tempo massimo per poter decidere come affrontare la questione dell’eredità e occuparsene.
Come presentare la dichiarazione di successione
Per poter presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate si ha un tempo limite, concordato dalla legge. Questo tempo arriva a 12 mesi dalla data del decesso della persona che è venuta a mancare.
L’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione un apposito modello da compilare. Questo modello si può trovare sul web e si può presentare in modo telematico. In alternativa, è possibile recarsi presso l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate. Più spesso però, soprattutto in un momento così delicato, può risultare più facile affidarsi a un intermediario che abbia l’abilitazione a svolgere questo tipo di lavoro. Si parla in questo caso di un commercialista o di un Centro di Assistenza Fiscale, vale a dire un CAF.
Una volta che si presenta la dichiarazione di successione per via telematica è possibile richiedere un’attestazione che confermi la presentazione in formato elettronico. Essa è necessaria per sbloccare i conti bancari della persona venuta a mancare.
Se si desidera un’attestazione cartacea, che può essere utile, è necessario rivolgersi a un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate. Una volta che l’Agenzia delle Entrate avrà ricevuto la dichiarazione di successione, provvederà a inviare all’erede i documenti di conferma e un avviso per attestare l’indicazione dell’imposta di successione.
Il pagamento dell’imposta si deve effettuare entro 60 giorni massimo dalla data dell’avviso, attraverso un modello di F24. In caso ci si rivolga a un commercialista, egli potrà occuparsi della maggior parte di queste pratiche.
Dichiarazione di successione, conclusione
Presentare la dichiarazione di successione è sempre un momento difficile, soprattutto dal punto di vista emotivo. Di fronte alla perdita di qualcuno di caro l’ultima cosa a cui si vorrebbe pensare sono documenti e attestati burocratici che tuttavia, per legge, sono obbligatori. Per questo motivo è sempre possibile rivolgersi agli impresari e ai professionisti delle pompe funebri, che potranno aiutare la famiglia in questo difficile momento.
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