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Tanatoprassi: di che cosa si tratta?

La perdita di una persona cara è un avvenimento che ci accumuna tutti. Purtroppo, per quanto la sua natura sia dolorosa, non si può in alcun modo evitare questo evento.

Quando una tale situazione sconvolge la vita, ci si ritrova proprio malgrado a dover affrontare anche determinate e incombenti questioni burocratiche. Soprattutto, si è costretti a fare i conti con l’idea della morte e di quanto avviene dopo, un pensiero che spaventa e su cui non ci si vorrebbe mai soffermare.

Tra questi pensieri, c’è anche il capire che cosa accade al corpo dopo la cessazione degli impulsi vitali, e come poterlo preservare al meglio. La tanatoprassi è una pratica non ancora molto diffuso in Italia e che infatti non si sente spesso nominare.

Si tratta di un procedimento che da effettuare post-mortem al corpo della persona estinta. Altro non è che la cura igienica della conversazione del corpo stesso una volta che le funzioni vitali sono terminate. Attraverso di essa, un corpo può essere conservato fino a dieci o a quindici giorni dal decesso, in attesa della sepoltura, e mantenersi in qualunque ambiente.

L’etimologia della parola è da ricercare nel greco, da thanatos, vale a dire “morte” – il nome con cui veniva chiamato anche la divinità che regolava, appunto, la morte – e praxis, ovvero “pratica”. Chi si occupa di questa pratica si chiama “tanatoprattore”.

Vediamo nel dettaglio in che cosa consiste la tanatoprassi.

Tanatoprassi, come funziona

Pensare a un corpo che ormai ha smesso di vivere e a che cosa gli accadrà non è mai un bel pensiero ma, purtroppo, è una riflessione che si è costretti ad affrontare.

Dopo il decesso, un corpo cambia in modo rapido e veloce, con la fuoriuscita di liquidi organici e tutto quel che ne consegue. Questo renderebbe la veglia e il processo funebre successivo poco agevole e soprattutto pericoloso, per ragioni igienico sanitarie.

Per questo motivo si può ricorrere alla tanatoprassi. Questa pratica si esegue con l’ausilio di un’iniezione di un fluido conservante, che deve essere inoculato nel sistema arterioso della salma della persona estinta. Oltre a questo, il corpo è sottoposto a trattamenti di natura estetica in grado di mantenere intatta il più possibile l’immagine che si ha del deceduto.

Tanatoprassi e tanatoestetica sono attività che vengono spesso confuse, ma in realtà sono diverse tra di loro. La tanatoprassi, infatti, si occupa per l’appunto di fare il possibile per la conservazione del corpo, mentre la tanatoestetica rende la salma il più possibile presentabile, in vista della cerimonia funebre.

 

Tanatoprassi, quali vantaggi

Al di là della conservazione della salma della persona estinta, la tanatoprassi mostra altri tipi di vantaggi.

Intanto, è bene precisare che attraverso la tanatoprassi è certo che il corpo seguirà il suo naturale decorso nel tornare alla polvere nell’arco di dieci anni. Corpi che non vengono sottoposti alla tanatoprassi, invece, necessitano di un tempo molto più lungo, dai quaranta agli ottant’anni.

Questa pratica si rivela preziosa soprattutto per quanto riguarda la medicina legale. Rallentando il processo di decomposizione di un corpo è, infatti, possibile fare ulteriori accertamenti nel caso di morti non naturali. Allo stesso modo, qualora fosse necessaria una riesumazione, sarà più facile procedere con gli esami necessari, proprio grazie al trattamento della tanatoprassi.

 

Tanatoprassi e imbalsamazione, le differenze

Nell’immaginario comune, la pratica della tanatoprassi e dell’imbalsamazione sono la stessa cosa. Così non è. La tanatoprassi, infatti, mira alla conservazione migliore del corpo nei dieci o quindici giorni prima della sepoltura, per mantenerlo il più possibile intatto in qualunque condizione. L’imbalsamazione, invece, ha lo scopo di conservare in modo perenne i resti del corpo dell’estinto. Il fine è di prevenirne la decomposizione il più a lungo possibile. È attraverso l’imbalsamazione che a oggi sono arrivati a noi salme appartenenti al popolo egizio, risalenti a migliaia di anni fa.

 

Tanatoprassi, esempi nella religione cristiana

Nelle religioni non si parla in modo proprio di tanatoprassi, che è una pratica per lo più scientifica. Tuttavia, ogni religione ha i suoi metodi rituali per la preparazione della salma e per accompagnarla verso la cerimonia funebre.

Nella tradizione cristiana, i famigliari e dalle persone care vegliano il corpo del caro estinto. Si procede a vestire il defunto con abito elegante e i visitatori giungono a porgere i propri rispetti, un ultimo saluto, che sia alla camera mortuaria o presso la stessa abitazione del venuto a mancare.

Tanatoprassi, esempi nella religione ebraica

Nella religione ebraica la tanatoprassi è vietata, così come l’imbalsamazione. La preparazione della salma è, invece, un lungo rituale di norma da svolgersi in famiglia e per mano dei famigliari stessi.

La preparazione consiste in tre fasi, il lavaggio, la purificazione rituale, e la vestizione. Gioielli e ornamenti di qualunque tipo vengono rimossi, per lasciare spazio alla prima fase del rituale. Si inizia con il lavare in modo accurato il corpo del defunto, per procedere con la cauterizzazione del sangue che, come da tradizione, verrà sepolto assieme alla persona estinta.

Questo tipo di purificazione avviene utilizzando l’immersione nella mikveh, vale a dire la vasca rituale, oppure avvalendosi di una misura d’acqua pari a tre secchi pieni.

In seguito, si procede ad asciugare la salma e rivestitarl con gli abiti funerari tipici della tradizione. Vengono chiusi attraverso l’uso di una fascia apposita che possa formare la lettera ebraica “ש”, la quale rappresenta uno dei nomi di Dio. Solo a quel punto si adagia il corpo nella bara, assieme allo scialle da preghiera e al lenzuolo funebre.

Per quanto non vi sia quindi la pratica della tanatoprassi, anche questa religione ha i suoi metodi per onorare e preparare i corpi dei defunti.

 

Tanatoprassi, esempi nella religione islamica

La tanatoprassi, e in generale tutti i tipici di pratiche cosmetiche e funerarie, non sono ammesse nella religione islamica, fatta eccezione nel caso in cui vi siano degli obblighi legali. Vi è, a ogni modo, una forte componente ritualistica che concerne la preparazione della salma.

Il lavaggio rituale, per esempio, è eseguito esclusivamente da famigliari, oppure amici intimi, purché adulti, che abbiano lo stesso sesso della persona scomparsa. Si provvede a lavare e pulire la salma, prima di coprirla con un tessuto apposito e posizionarla sopra a un tavolo. La testa e la parte superiore del tronco vengono tenute appena sollevate, per far sì che l’acqua calda saponata scorra via dal corpo, verso il basso, eliminando impurità.

Perché ogni impurità sia allontanata dal corpo, si preme lo stomaco della salma. Lo stesso avviene con il resto del corpo, partendo dalla testa e dalla parte destra. Il numero totale dei lavaggi che vengono effettuati deve essere dispari. All’ultimo lavaggio, all’acqua vengono aggiunte della canfora oppure qualche profumo. A quel punto, si poggia la mano sinistra della persona estinta sul suo petto, con la destra al di sopra della stessa.

Talvolta, capita che non vi sia acqua a disposizione. In quel caso si effettua una così detta “abluzione secca”, vale a dire che chi esegue la suddetta abluzione appoggia le mani su una superficie secca, e poi le sfrega contro il volto e le mani del deceduto. Solo al termine dell’abluzione, si avvolge il corpo con il sudario.

Ogni religione, che pratichi o meno la tanatoprassi, ha i suoi rituali funebri, perché come ogni aspetto della vita, merita rispetto e attenzione.

 

Tanatoprassi in Italia

La tanatoprassi è una pratica molto sentita negli Stati Uniti, dove si pratica comunemente e quindi ormai non è più un tabù, ma è ritenuta legale anche in molti altri paesi europei.

In Italia, seppur ancora non se ne parli molto, la tanatoprassi è presente, e molte regioni hanno iniziato ad avviare procedimenti per poterla applicare. In particolare, vi sono due associazioni che si occupano della tanatoprassi in modo scrupoloso e preciso, organizzando anche dei corsi appositi. Si tratta dell’A.I.T, Associazione Italiana di Tanatoprassi, e l’I.N.I.T, l’Istituto Nazionale italiano di Tanatoprassi.

Attraverso queste agenzie è possibile avere un elenco nazionale dei tanatoprattori qualificati e preparati a svolgere questo particolare tipo di cure della salma.

 

Conclusioni

La tanatoprassi è una pratica a cui le persone che non fanno parte del settore non sono, di norma, costrette a pensare, né hanno piacere a farlo, com’è ovvio che sia.

È importante, tuttavia, essere informati sulle possibilità che i servizi funebri offrono e su quali siano i metodi migliori per conservare il corpo di una persona cara al fine di dargli una degna sepoltura. Come si è visto, ogni religione ha i suoi metodi per preparare il corpo della persona venuta a mancare verso l’ultimo saluto, e ognuno di questi metodi è fatto di rispetto e cura.

La tanatoprassi offre dei vantaggi scientifici e igienico-sanitari, necessari a rendere un momento così doloroso privo di ulteriori aggravanti e di pensieri non necessari per la famiglia dell’estinto.

Nel caso i parenti o gli amici stretti desiderassero avere ulteriori informazioni sulla tanatoprassi, o su quanto concerne la preparazione della salma del loro affetto, potranno parlare con gli addetti delle pompe funebri. Saranno loro, in quanto professionisti del settore, a fare il possibile per accompagnarli in questo doloroso viaggio.

Per ricevere informazioni, chiarimenti o il nostro supporto professionale, clicca qui e mettiti in contatto con noi.

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