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Funerale con rito ebraico: tradizioni e caratteristiche

I funerali con rito ebraico sono piuttosto diffusi nel nostro paese, data la presenza di persone appartenenti a questa religione. Non è quindi difficile trovare, specialmente nelle grandi città, la possibilità di celebrare un funerale seguendo questa tradizione.

Il funerale ebraico ha alcuni tratti in comune con quello cristiano, me se ne differenzia per alcuni aspetti fondamentali.

Ecco alcuni degli elementi più importanti che caratterizzato un funerale celebrato secondo la tradizione ebraica.

 

Come si celebra il funerale con rito ebraico

Il rito del funerale inizia ben prima della celebrazione stessa – il corpo, infatti, deve essere preparato seguendo alcuni passaggi specifici, come prescritto dalla tradizione.
Solitamente l’attenzione è quella di mantenere il corpo del defunto il più intatto possibile; per questo motivo, si cerca di celebrare il funerale quanto prima, di solito entro le 24 ore dal decesso. 

Tra le persone che prendono parte alla preparazione del rito troviamo sempre il rabbino della comunità, che si occupa anche di istruire la famiglia del defunto (o chi si occupa della salma) dei corretti passaggi da seguire per la preparazione del funerale.
I familiari (o, in caso, amici e conoscenti) sono poi l’altra componente fondamentale nella celebrazione di un funerale con rito ebraico. Sono infatti loro a occuparsi della preparazione della salma e ad accertarsi che questa non venga mai lasciata sola.

Tra loro, alcune figure specifiche sono infatti quelle degli shomrim, cioè dei “sorveglianti”: si tratta proprio di persone che restano accanto alla salma ininterrottamente, dalla morte alla sepoltura, recitando salmi e accertandosi del fatto che il corpo non sia mai lasciato solo.

In diverse comunità, inoltre, sono presenti gruppi che si occupano appositamente di preparare la sepoltura. 

Negli ultimi anni si è inoltre diffusa anche in Italia la pratica dell’affitto di case di commiato, da tempo diffuse negli Stati Uniti, nel caso in cui parenti o amici vogliano portare omaggi alla salma prima dell’inumazione.
Tuttavia, ricordiamo che nell’ebraismo non esiste la tradizione della veglia a bara aperta tipica invece della tradizione cristiana. Nel rito ebraico, in realtà, non è nemmeno sempre presente una bara – in Israele, per esempio il corpo viene seppellito semplicemente avvolto nel tallit, lo scialle di preghiera tipico della tradizione ebraica. Questo, tuttavia, varia da Paese a Paese, come vedremo in seguito.

La preparazione delle salma viene eseguita in tre fasi essenziali: prima il lavaggio (rechitzah)  poi la purificazione rituale e preparazione alla sapoltura (taharah), e infine la vestizione (halbashah). 


Prima fase: il lavaggio (rechitzah)

Con lo stesso nome si indica anche il lavaggio del corpo di un bambino in uno dei primi riti a cui prende parte. Anche in questo caso, il corpo, dopo essere stato svestito, è lavato delicatamente con una spugna, esattamente come si farebbe con un bambino appena nato. 

Ogni dettaglio del corpo del defunto viene curato: anche le unghie delle mani e dei piedi vengono tagliate e, se possibile e non considerato irrispettoso, vengono rimossi eventuali monili, gioielli o apparecchiature medicali presenti.

Si tratta di un lavaggio rituale, che quindi viene accompagnato dalla lettura di preghiere e passi della Bibbia, tipicamente dal libro di Zaccaria o dal Cantico dei Cantici. 


Seconda fase: purificazione rituale (taharah)

Come già accennato, con fase di purificazione rituale intendiamo, in generale, tutto il processo che va a preparare il corpo alla sepoltura. Dopo la purificazione del corpo, avvenuta tramite lavaggio nella fase del rechitzah, ci si occupa della sua purificazione spirituale.

In questo caso, la purificazione avviene simulando l’immersione del corpo in un corso d’acqua di montagna (mayim chayim) o in una mikvah (la vasca usata per le immersioni di purificazione rituale). Il corpo viene purificato con acqua corrente fatta scorrere a partire dalla testa fino ai piedi.

Anche in questo caso sono presenti letture specifiche per questa fase. Inoltre, durante il rituale ogni membro del gruppo che si occupa del rito pronuncia tre volte “T’horah Hi!”  (nel caso in cui la defunta sia una donna), oppure “Tahor Hu!” (nel caso in cui si tratti di un uomo). 


Terza fase: vestizione (halbashah)

La salma viene poi vestita con gli abiti previsti dalla tradizione:

  • Tachrichim: una semplice veste di lino bianco, usata tipicamente per le sepolture.
  • Kittel: molto simile alla precedente, ma usata solo dagli uomini
  • Avnet: inizialmente il termine indicava una parte della veste indossata da alcuni sacerdoti del Tempio di Gerusalemme. Oggi, il nome indica una fascia che viene cinta attorno alla salma, fino a imitare la forma della lettera “shin”, che secondo la tradizione ebraica rappresenta uno dei nomi di Dio. 

Come vedremo in seguito, nella tradizione ebraica non è accettata la cremazione, ma solo la sepoltura a terra. 


Lutto nel funerale di rito ebraico

Così come nel caso di altre confessioni religiose, anche con l’ebraismo il lutto può avvenire in diverse modalità. Tuttavia, ci sono diversi elementi ricorrenti:

  • I familiari della persona morta che devono osservare il lutto sono chiamati “avelim”. 
  • Il lutto ha una durata variabile, ma solitamente il nucleo centrale è costituito da sette giorni (Shivah). 
  • Lo Shabbat o un giorno di festa rientrano comunque nel computo dei sette giorni, per quanto in questo caso non si sia tenuti a osservarlo. Alcuni festività, inoltre, annullano il lutto. 
  • Durante il lutto, chi lo osserva non può eseguire determinate azioni e deve mantenere un certo tipo di comportamento – per quanto questo dipenda molto dalla specifica confessione.

In alcuni casi, chi osserva il lutto non può sedersi a tavola, e i pasti gli devono essere portati dai vicini. I pasti sono solitamente molto semplici (pane, uova), e in diversi casi è previsto un solo pasto al giorno. Come già accennato, queste regole non vengono osservato durante il Sabato o una festa, in cui lo stato di avelim viene sospeso. 

Inoltre, in diversi casi chi osserva il lutto non può uscire di casa, benchè possa ricevere visite di conforto. Il momento del lutto è infatti proprio pensato per dare conforto alla famiglia del defunto, che è incoraggiata a manifestare il proprio dolore per sfogarsi. 

In alcune confessioni, chi porta il lutto deve inoltre astenersi dal lavarsi e dal cambiarsi d’abito Non è inoltre permesso indossare gioielli o calzature in cuoio, e gli uomini non possono tagliarsi la barba.

È tradizione in diverse comunità che chi osserva il lutto si sieda su sedie basse e che gli specchi vengano rimossi dalla casa. 


Fasi del lutto per la religione ebraica 

Il periodo del lutto per la tradizione ebraica è scandito in diverse fasi. Abbiamo già accennato al fatto che il nucleo sia costituito da un periodo di sette giorni. Ecco quali sono i periodi da tenere a mente all’interno dell’ “avelut” (“rimpianto”):

  • Shiva: si tratta del periodo di sette giorni già citato, durante il quale chi porta il lutto riceve visite a casa propria. Tuttavia, solitamente il conforto viene offerto in silenzio, non vengono iniziate conversazioni (a meno che non sia chi porta il lutto a iniziarle). 
  • Shloshim: è invece il periodo di trenta giorni a partire dall’inumazione. È il periodo in cui gli uomini non possono tagliarsi barba e capelli, e in generale non è permesso sposarsi. 
  • Shneim asar chodesh: è il periodo più lungo, osservato solitamente da chi ha perso un genitore. Non sussistono particolari regole o limitazioni (se non per grandi feste) – è solo previsto che si continui a recitare i kiddish funebre. Questo periodo dura dodici mesi. 


Religione ebraica e cremazione

In un funerale con rito ebraico non è prevista cremazione. L’atto di bruciare, infatti, è inteso alla distruzione, e non come rituale per onorare qualcuno o qualcosa.
La sepoltura a terra è quindi l’unica modalità prevista. 

Per quanto riguarda la bara, nella tradizione ebraica si usano bare molto semplici, senza particolare decorazione. Le bare, inoltre, sono solitamente prive di fodere – la salma è invece avvolta in un sovev, un lenzuolo usato tipicamente in questa occasione.
Anche il tallit viene inserito all’interno della bara – in questo caso gli viene però tagliata una delle frange dell’orlo, per simboleggiare che lo scialle rituale non verrà più utilizzato per la preghiera e che la persona non sarà più tenuta a osservare quanto previsto dalla Torah.
Se disponibile, inoltre, alcune manciate di terra d’Israele (afar) vengono gettate all’interno della bara. 

Un caso a parte riguarda proprio quanto avviene in Israele. In questo caso, si segue la regola per cui la salma dovrebbe essere seppellita senza bara. Il corpo rimane quindi avvolto semplicemente nel tallit e seppellito in questo modo nella nuda terra (fanno eccezione i funerali statali e militari).
Dal momento che non tutti i Paesi (inclusa l’Italia), consentono di seppellire un corpo senza bara, il procedimento seguito è quello appena descritto. La tradizione ebraica prevede infatti di adattare il rito del funerale a quanto previsto dallo stato in cui ci si trova.
Non si possono eseguire sepolture durante lo Shabbat. Concluso il funerale inizia poi il momento del lutto. 

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