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Donazione di organi: la legislazione italiana sui trapianti

Nel corso della propria vita è inevitabile pensare, almeno una volta ogni tanto, a cosa potrebbe accadere a noi stessi, o a un’altra persona, una volta sopraggiunta la morte.

C’è infatti chi preferisce essere preparato per quel momento e organizzare il tutto in modo che le proprie volontà siano chiare. Altre volte, invece, non si ha il tempo o la possibilità di esprimere ciò che si vorrebbe e alcune scelte spettano ai discendenti e ai parenti più prossimi. È questo spesso il caso della donazione degli organi, una pratica che offre la possibilità di salvare la vita a molte persone.

A oggi, la donazione è ancora un importante argomento che da sempre è fonte di discussioni, dubbi e dibattiti, a seconda delle proprie credenze, del proprio pensiero e della personale sensibilità. Vediamo in che cosa consiste la donazione di organi e come funziona.

 

Che cos’è la donazione degli organi

Che cosa si intende per donazione degli organi, e come funziona? In alcune circostanze, e a seconda degli organi coinvolti può essere effettuata anche da un paziente ancora in vita. Dove è possibile, un organo viene dato da un donatore al ricevente. In molti casi si parla tuttavia di donazione di organi post-mortem.

Gli organi del donatore, attraverso operazioni mediche, diventano parte integrante di uno o più pazienti, permettendo loro di migliorare la qualità della propria vita.

Con “morte” si intende il momento in cui una equipe di medici stabilisce la lesione cerebrale permanente del soggetto, che consiste nella cessazione irreversibile di ogni funzione cerebrale, o un arresto cardiocircolatorio persistente.

Quando si parla di donazione di organi e di come funziona, la legge n°578 del 1993, e il decreto 582 del 1994, stabiliscono che vi siano diversi criteri per poter dichiarare un decesso. Intanto, l’equipe che determina la morte non è la stessa che si occuperà poi del trapianto. I requisiti da rispettare perché sia dichiarata la morte cerebrale sono:

  • vi è la totale mancanza di qualunque attività elettroencefalografica;
  • il flusso cerebrale ematico è assente;
  • non vi è respiro spontaneo né reazione agli stimoli dolorosi; i riflessi che hanno origine dal cervello sono assenti;
  • il danno cerebrale è dovuto a una malattia organica nota e non reversibile.

Questi criteri devono mantenersi tali per almeno 6 ore (oppure 12, nel caso si parli di bambini) perché sia dichiarata la morte e la possibilità di una donazione degli organi.

 

 Esprimere il consenso alla donazione degli organi

La donazione degli organi, che sia in vita o post-mortem, è un gesto senza pari che mostra la volontà del donatore nell’aiutare qualcun altro. I dati del donatore sono sempre anonimi, di conseguenza i riceventi non possono sapere l’identità di chi ha donato, per via della tutela della privacy. Ma come funziona la donazione degli organi e come si può esprimere il proprio consenso?

Ogni persona ha la facoltà di dichiarare la propria volontà a diventare donatore di organi nel caso gli accadesse qualcosa. La legislazione italiana infatti fa fede alla legge numero 91/99, “Disposizione in materia di prelievi e di trapianti di organi e tessuti”, che indica che a ogni cittadino è “tenuto a dichiarare la propria libera volontà alla donazione di organi e tessuti del proprio corpo successivamente alla morte”.

Per far sì che il proprio consenso venga registrato è possibile:

  • recarsi alla ASL di appartenenza, che provvederà a inserire il soggetto nella lista dei donatori di organi;
  • iscriversi all’AIDO, l’Associazione Italiana Donatori organi; è possibile farlo sia online che presso una sede fisica;
  • compilare la tessera del CNT, Centro Nazionale Trapianti, o il tesserino blu del Ministero della Salute; esistono anche dono card distribuite dalle associazioni apposite del settore; le Card vanno tenute tra i propri documenti personali;
  • esprimere la propria volontà su un foglio comprensivo di data e firma; il foglio dovrà poi essere portato con sé;
  • comunicare la propria volontà presso gli uffici anagrafe dei Comuni, al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità.

Come si diventa donatori di organi

È possibile cambiare idea sulla donazione dei propri organi in qualunque momento ma, quando sopraggiunge il decesso, fa federe l’ultima dichiarazione rilasciata ai sensi della legge dal donatore. Allo stesso modo, è possibile esprimere il proprio esplicito dissenso al diventare donatori di organi, attraverso una dichiarazione firmata e comprensiva di data.

La dichiarazione di volontà sulla donazione degli organi non è obbligatoria in Italia, ma il Ministero della Salute e il Centro Nazionale Trapianti fanno il possibile per informare i cittadini riguardo questo argomento, in modo da salvare più vite possibili.

 

Donazione degli organi, cosa fare quando un parente viene a mancare

A volte capita che un parente venga a mancare all’improvviso. Nel caso il deceduto fosse registrato come donatore di organi, l’equipe medica provvederà a informare la famiglia. Ma se così non fosse? Vediamo come funziona la donazione degli organi quando termina la vita di qualcuno senza un esplicito consenso o dissenso in merito alla donazione.

Per la famiglia è sempre un momento difficile e capire se donare gli organi del defunto o meno è una scelta ancora più difficile. Questo argomento, infatti, non è ancora discusso con frequenza in Italia, e ci sono spesso dubbi e timori.  Ai medici spetta il difficile compito di contattare la famiglia e domandare se essa acconsente alla donazione degli organi o meno.

Nel caso di una mancanza di dichiarazione esplicita da parte del donatore, è la famiglia a stabilire cosa fare degli organi del deceduto. È importante, quindi, domandarsi cosa avrebbe voluto quella persona. A volte capita che se ne sia discusso prima in famiglia, altre volte invece non vi è mai stata una conversazione a riguardo. In questo caso, i famigliari (il coniuge, i figli, fratelli e sorelle, o anche i genitori) devono decidere cosa fare.

Il prelievo degli organi è consentito all’equipe medica solo nel caso in cui i famigliari esprimano il consenso, se aventi diritto. In ordine, si parla del coniuge non separato, convivente more uxorio, figli maggiorenni, e genitori.

Donazione di organi di un minore

La perdita di una giovane vita è sempre un momento drammatico ed è probabile che la persona venuta a mancare non abbia mai espresso una preferenza riguardo a cosa fare o non fare dei propri organi. In questo caso, spetta ai genitori decidere che cosa fare. I genitori devono essere concordi nell’esprimere il consenso alla donazione degli organi del figlio o della figlia venuti a mancare. Nel caso uno dei due non fosse d’accordo, non è possibile procedere con la donazione degli organi.

 

L’età limite per donare gli organi e i tessuti

Poiché il corpo umano, con il tempo, tende a subire dei cambiamenti, è legittimo chiedersi se vi è un’età limite entro il quale sia possibile donare i propri organi, in vita o dopo la morte. Al momento non esistono veri e propri limiti per poter donare uno o più organi, se non il requisito fondamentale della salute dell’organo stesso.

A oggi, capita che anche persone oltre i settanta o gli ottant’anni donino post-mortem i propri organi, come il fegato oppure un rene. L’equipe medica si preoccupa di assicurarsi che gli organi siano sani e adatti al trapianto.

 

Chi sono i ricevitori degli organi?

Per i famigliari della persona deceduta e che si appresta a diventare donatore di organi è normale e istintivo desiderare sapere chi riceverà gli organi in questione. In Italia esiste una lista di attesa in cui sono segnati i pazienti ritenuti idonei per ricevere gli organi. Il ricevente viene selezionato in base a criteri oggetti e vi è sempre una equipe medica che si occupa di decretare chi sia il miglior candidato.

Va detto che non tutti gli organi possono essere donati. È possibile, infatti, donare dopo la morte cuore, polmoni, rene, fegato, pancreas e intestino, così come i tessuti, tra cui pelle, ossa, tendini, cartilagine, cornee, valvole cardiache e vasi sanguigni. Non è possibile, invece, donare il cervello o le gonadi.

 

La sicurezza della donazione degli organi

Quando esiste la possibilità che degli organi vengano donati, l’equipe medica deve accertarsi, nel più breve tempo possibile, che quegli organi siano adatti. Non tutti gli organi, infatti, possono essere utilizzati per la donazione.

I medici devono accertarsi che non vi siano malattie che possano essere trasmesse dal donatore al ricevente e riescono a farlo attraverso l’anamnesi del donatore e indagini che vengono fatte in tempo celere.

La Rete Nazionale Trapianti è inoltre supportata da una task force di esperti che vengono consultati nel caso vi siano incertezze su una valutazione. Di questa task force fanno parte un anatomo-patologo, un medico legale e un infettivologo.

Inoltre, una caratteristica importante del nostro sistema è la tracciabilità del processo di donazione e trapianto, che permette di risalire in qualunque momento all’organo trapiantato, per garantire la trasparenza del procedimento.

Poiché si parla di un processo così delicato, infatti, tutto deve essere chiaro agli occhi della famiglia del donatore deceduto, in modo da onorare al meglio la decisione presa.

 

Conclusioni

La donazione degli organi è un argomento delicato, ma di grande importanza per via dell’impatto che può avere sulla vita di chi rimane tra noi. I professionisti delle Onoranze Funebri Motta sono sempre pronti ad affiancare le famiglie, offrendo loro informazioni sull’argomento: clicca qui per metterti in contatto con noi.

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